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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza di Spagna (R. IV – Campo Marzio) (vi convergono: via del Babbuino, via di San Sebastianello, vicolo del Bottino, piazza Mignanelli, via dei Due Macelli, via di Propaganda Fide, via Frattina, via Borgognona, via dei Condotti, via delle Carrozze, via della Croce).

"La vastità di questa piazza e la vaghezza del luogo indussero gli ambasciatori di Spagna a stabilirvi la loro residenza, ond’è che fu chiamata Piazza di Spagna.
Nel mezzo di essa ebbi una bellissima fontana costruita
(1623) sotto il Pontificato di  Urbano  VIII   (Maffeo Barberini - 1623-1644)  ed  all'intorno  guarnita  da  belli fabbricati, quasi tutti destinati ad albergo di sovrani, principi, ed altri distinti personaggi, che vengono a visitare questa capitale dell'“Orbe Cattolico" (Rufini - 1847).

Fin qui si fa giungere, da alcuni, il "Forum Suarium" [1], così come indicato sui codici topografici del IV secolo. Nel secolo XVI, la "platea Trinitatis" (piazza di Spagna) restava ancora un grande campo [2] sul quale erano stati eretti due palazzetti e varie casette. Uno dei palazzetti, quello dei baroni Monaldeschi fu, al principio del XVII secolo, acquistato dalla Spagna [3] che vi collocò i propri ambasciatori (oratori) che fino ad allora avevano risieduto in case d’affitto dei Mellini, d’Urbino, Altemps, de Cupis, Odescalchi e Mignanelli [4].

L’altro palazzotto, edificato all’angolo con l’attuale via Frattina, dette il nome a questa strada perché l’edificio apparteneva Monsignor Bartolomeo Ferratini da Amelia, "una casa cospicua a capo la strada che dal suo nome venne chiamata Ferratina (poi Frattina), che in quel tempo era l’ultima dell'abitato". Costruita su disegno di Antonio Sangallo (1485-1546), occupava una parte degli orti del monastero di S. Silvestro in Capite.
Attraverso passaggi, pervenne a Monsignor Vives, che lo donò ad Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644) per il "Collegio de Propaganda Fide per universum orbem”, istituito da questo stesso papa . Il cardinale Antonio Barberini acquistò alcune casette sulle attuali vie Due Macelli e Propaganda Fide e l'edificio fu ampliato e "vi fu fatta aggiunta di fabbrica e vi si formò un bel tempietto a Gesù da Magi adorato, opera del cavaliere Bernino".(G. L. Bernini 1598-680). (Vedi “Via di Propaganda Fide” - Colonna).

Sulla fronte del nuovo palazzo Urbano VIII pose la sua iscrizione: "Collegium Urbanum de Propaganda Fide sic vos non vobis".

Nell’altro lato, il palazzo della piazza omonima (Piazza Mignanelli), i Mignanelli, di origine senese [5], che erano le famiglie più ricche di Roma.
Infatti, oltre al palazzo nella piazza omonima, I Mignanelli possedevano quelli in via Parionis alla Regola e il monumentale palazzo Capodiferro, pervenuto loro per eredità, insieme al castello di Monte Arsiccio a Monte Mario.
Ricchezza che ancora si accrebbe quando, come dice una "Notizia": "Si è concluso il matrimonio tra una figlia di Carlo Gabrielli, che possiede circa 100.000 scudi di robba non sottoposti a fide, et un figlio di Girolamo Mignanelli".

In questo secolo, per accedere alla Trinità dei Monti, si doveva salire per un clivo scosceso ombreggiato da olmi, gelosamente difesi dalle autorità, che ordinavano: "Che nessuno ardisca ne abbia in qualsivoglia modo ardire di rompere, tagliare, diramare, guastare, né far danno alcuno agli arbori d’olmo esistenti nelle salite della Santissima Trinità del Monte Pincio, né a quelli attaccare, ne legare corde, né stendervi panni, né altro, né buttarci, né trasportarci terra, stabbio, sterco, materia fradicia e puzzolente, animali morti, né altra sorte di immondezza, né meno in detto luogo farci i suoi bisogni, né altre simili sporcitie, né tampoco ritenerci a pascere agnelli, né altra sorta d'animale, sotto pena ecc.".

E per quanto, nel 1577, il progetto di una scalinata [6] fosse già stato proposto durante il mese di settembre, forse più per cause politiche che tecniche, tale progetto conobbe un certo ritardo. Infatti a capo della scalinata doveva essere posta una statua equestre del re di Francia [7], per la quale, il 27 luglio 1669, "da questa Ripa è stato condotto un gran sasso a casa del cavaliere Bernino per fabbricarvi la statua a cavallo del re di Francia, quale si doverà collocare avanti alla chiesa della Trinità dei Monti".

Fu solo il 27 novembre del 1723 che, come dice il Diario di Roma "Si diede principio, con il taglio totale degli alberi, alli lavori per spianare il sito che deve servire per la fabbrica della scala, che dai Padri Minimi dell'ordine di San Francesco di Paola alla Trinità dei Monti avanti alla chiesa deve farsi".

Intanto gli ambasciatori di Spagna [8] si erano accaparrati un "diritto giurisdizionale, con taluni caratteri di vera e propria sovranità che si estendeva a tutto il rione di Piazza di Spagna"[9].
Oltre al diritto di immunità, erano arrivati al punto di impossessarsi a forza dei giovani che passavano per mandarli soldati.
Si cantava a Roma del ‘600:

Hai inteso, hai inteso?
Nun passà a Piazza Spagna
Che’ sarai presto preso".

La scalinata, fu costruita [10] nel 1725, su disegni di Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis, con i fondi lasciati, nel 1660, dall’ambasciatore Francese Gueffier[11]. La prospettiva della fontana, posta ai piedi della futura scalinata, durante il pontificato di Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644), ne fu avvantaggiata .

La fontana, eseguita dal padre di Gian Lorenzo Bernini, Pietro, per commissione del Pontefice che, nel 1621, prima della sua elezione, era rimasto impressionato da una barca che era stata trasportata e poi rimasta in secco sulla Piazza in seguito alla straordinaria piena tiberina di quell’anno. La fontana fu così riprodotta e collocata più in basso del livello stradale per dar modo al basso livello dell’acqua Vergine, che l’alimentava (e ancora oggi l’alimenta), di ornarla con getti.

Ai poeti che, nell’inaugurazione, esaltarono l’ideatore, (uno scrisse un poema di 23 canti in ottava rima) rispose Urbano VIII: "Bellica pontificum non fundit machina flammas, sed dulcem, belli qua perit ignis, acquam [12]”.

ed il solito Pasquino commentò: 

Carminibus fontem, non fonti carmina facit
Urbanus vates: sic sibi quisquae placet
”.
(
Fa la fontana per i suoi versi e non i versi per la fontana
(O Poeti Urbani, a ciascuno il suo!)

La Piazza nel XVIII secolo diventò il centro della vita cosmopolita dell’Urbe [13].

Il caffè inglese (ex libreria Bocca al n. 85) ospitava, con la locanda di Londra (attuale Barclays Bank), il fiore della mondanità straniera.

La trattoria Nazzarri, giudicata gastronomicamente la migliore di tutta Roma, era sempre affollata dagli stranieri che vi accorrevano anche dalle locande che stavano nei dintorni.
Così in quella dell’“Europa” all'angolo di piazza Mignanelli, nell’“America” e nella “Russia” a metà e in fondo a via del Babuino, al Circolo degli Scandinavi (Stammlokal), all’“Alemagna" dei Rosler in via Condotti [14], dove i due Spelman tenevano trattoria [15] con cucina cosmopolita.
Anche da via della Croce, i soci del Circolo Inglese, e da via Bocca di Leone gli ospiti dell'albergo d'Inghilterra, si deliziavano spesso della cucina del Nazzarri a Piazza di Spagna.

In fondo alla piazza, la colonna commemorativa della definizione del dogma dell’Immacolata, fatta da Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti - 1846-1878) l’8 dicembre 1854.
La colonna, scavata nel 1777 in via della Missione, dove era l’ “Utrinum Antoninorum”, fu trasportata qui, da alcuni galeotti, nel dicembre del 1854 [16] e durante lo sterro, effettuato per l’innalzamento, si trovò una testa semi colossale di Vulcano, scultura greca, e una colonna scolpita con fusto lavorato a squame. L’Erma venne acquistata dal Pontefice per 300 scudi e trasportata al museo Chiaramonti in Vaticano.

Al n°9 della Piazza, venne ad abitare Vincenzo Monti, dopo essere stato estromesso dall’abate Ferretti dalla sua dimora. Fu qui che gli nacquero due figli e qui scrisse la "Bassevilliana" (1793). (Ugo de Basseville - a Roma 13 novembre 1792, ucciso 13 gennaio 1793)

Sulla casa al numero 27, esiste una tabella relativa alla proprietà del muro di confine tra il Convento della Trinità dei Monti ed altri compadroni (sic), come da atto 5 settembre 1754.

Al numero 31, sulla porta, stemma in marmo avente per impresa una spada e il motto "benché di spada armato, io son cortese" (appartenenti alla famiglia “de Courtois” cui appartenne Guglielmo de Courtois (1628-1689) detto “il Borgognone”, pittore, che abitò in Piazza di Spagna).

Le quattro statue in marmo che ornano la colonna commemorativa della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione (1854), sono state scolpite nel 1857 da: Iacometti il “ Mosè”; il “David” dal Tadolini; da RevelliIsaia”; e da ChelliEzechia”. Sotto le statue, si leggono analoghi versetti biblici.

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[1]            Il mercato dei suini si trovava fra il campo di Agrippa e il Quirinale. Il forum Suarium, nell’impero avanzato, fu unito a quello del vino (fiscalia vina); ambedue erano vicini ai "Castra Urbana" che Aureliano (270-5) fondò per le milizie urbane, già residenti nei "castra pretoria". Sotto Costantino (307-37), il "tribunus chortium urbanorum" aveva anche la cura del "Forum Suarium". In un portico, che era in relazione col tempio del Sole, erano deposti i "vina fiscalia".

[2] )            Per la dispersione dell’acqua Vergine, che spesso determinava stagni e pantani, tutta la zona subpinciana era diventata malarica. Pio V (Antonio Michele Ghislieri - 1566-1572) la fece bonificare e da allora si intensificarono le costruzioni.

[3] )            "Per rendere più spazioso il palazzo, si demolirono le case vicine situate in strada Fratina, all'angolo di via Borgognona, di proprietà delle monache di Sant'Ambrogio". Gli ambasciatori vi alloggiarono comodamente, salvo nel 1693 quando la fabbrica minacciò rovina.
Il 4 maggio 1697: "Si fanno nuove aggiunte al regio palazzo di Spagna che in quest'estate sarà interamente risarcito" (Ms. 789, Biblioteca Vittorio Emanuele).
Nel palazzo vi fu alloggiato, nel settembre 1743, Giacomo Casanova (1725-1798), raccomandato dal cardinale Troiano d’Acquaviva d’Aragona (1696-1747), ambasciatore di Spagna. Dovette  presto sloggiare per una delle solite avventure amorose. Ma nel 1771 ritornò ad abitare sulla Piazza in un appartamento privato. Anche Giovanni Alvise si mostrò, qui in Roma, suo degno fratello. Bene accolto e protetto dall’archeologo
Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), studiò pittura sotto Anton Raphael Mengs (1728-1779), ma subito gli istinti familiari lo spinsero ad ingannare il Winckelmann, cui vendette due quadri contemporanei facendoli passare per capolavori del Rinascimento. Ebbe, inoltre, l’abilità di mettere in circolazione una falsa cambiale per ben 3890 scudi. Ma quello che raggiunse il massimo del saper fare, è di essere riuscito, quando cambiò l’aria, diventata per lui troppo pesante, a farsi nominare dal Re di Sassonia, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Dresda, ove morì nel 1795, tre anni prima del fratello Giovanni Iacopo.

[4] )            Oggi, nel palazzo dell’ambasciata, ha anche sede l’amministrazione degli Stabilimenti Spagnoli di S. Giacomo e di Santa Maria di Monserrato: los piadosos establecimientos Espanoles en Roma.

[5] )            Inizi del XIV secolo, Viano di Mignanello era stato capo della Repubblica di Siena (1238).

[6] )            La scalinata è attribuita, da alcuni, a Francesco Da Stanctis (1679-1731), da altri, ad Alessandro Specchi (1666-1729). Anche nel XVII secolo la scala fu oggetto di studi. Infatti, nel volume 33 degli avvisi, custodito nell’Archivio Segreto Vaticano, si legge: "Roma li 3 luglio 1660 - I Padri Minimi della Trinità di Monte Pincio restano legatarii del fu Monsù Guefer, Agente del Christianissimo in Roma, di 10.000 scudi da moltiplicarsi fino a certa somma, ad effetto di fabbricare una scala, dal piede al capo del Monte, per cui si salisca a quella Chiesa”.

[7] )            "12 gennaio 1669: Dicesi che quanto prima, sia per porsi mano alla scalinata della Trinità de’ Monti, con l’eretione a capo di essa della statua del re di Francia, che fu la difficoltà per la quale Alessandro VII (Fabio Chigi - 1655-1667) non volle mai accondiscendervi".

[8] )            Nel teatrino dell’ambasciatore Girolamo Grimaldi (1710-1789), Vittorio Alfieri impersonò il conte nella sua tragedia Antigone, avendo a lato la Odescalchi Rospigliosi, la Giustiniani Odescalchi e il duca di Ceri, Don Baldassarre Odescalchi.

[9] )            Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi - 1676-1689) con la Bolla del 12 maggio 1687 abolì tutta la superba impalcatura di franchigie amplissime e gli assurdi privilegi che le varie potenze godevano in Roma. E fu in base a questa Bolla e alla posizione non meno intransigente del suo successore Alessandro VIII (Pietro Vito Ottoboni - 1689-1691) se Luigi XIV e gli altri sovrani di Europa dovettero rinunciare ai loro privilegi, benché il problema si ripresentasse più volte fino al pontificato di Pio VI (Giovanni Angelo Braschi - 1775-1799).

[10] )           Sul primo ripiano della scalinata l'epigrafe commemorativa.

[11] )           Sotto i pontificati di Innocenzo XIII (Michelangelo Conti - 1721-1724) e Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini - 1724-1730), fu realizzata la Gradinata della Trinità dei Monti. Due lapidi sono affisse sui muri di fondo del primo (vedi nota 10) e secondo ripiano, che ricordano che la gradinata fu costruita per lascito del nobile Stefano Gauffier, morto l'anno 166; e che fu iniziata sotto Innocenzo XIII e compiuta sotto Benedetto XIII, nell’anno Giubilare 1725.

[12] )           “La macchina da guerra dei pontifici non lancia fiamme, bensì dolce acqua con cui si estingue, della guerra, il fuoco

[13] )           Era allora chiamata: "Il ghetto degli inglesi”.  In un diario (Valesio) in data 7 agosto 1737 si legge: "Si era introdotta un'abitudine che, per il caldo, la gente gira di notte per la città, che in piazza di Spagna e sopra il Monte Pincio (Trinità dei Monti) si facevano balli con suoni fra uomini e donne, non conoscendosi l'un l'altro. Il che venuto a notizia del cardinale Vicario, vi ha mandato gli suoi esecutori, ed è stato tolto l'abuso" (archivio capitolino).

[14] )           Quasi di fronte al Caffè Greco.

[15] )           Al primo ministro, Quintino Sella, venuto a Roma nel 1870, gli fu offerto un pranzo. Fra gli ospiti il generale Alessandro La Marmora .

[16] )           Alla statua di Mosè (che orna la base della colonna) la cui bocca sembrò sproporzionata, Pasquino disse: "Parla!" - E il profeta rispose: "non posso" e Pasquino: "Fischia allora". "Si, replicò Mosè, fischierò lo scultore che mi ha modellato!". (Lo scultore fu Ignazio Iacometti).

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Piazza di Spagna - Varie
- La Colonna dell´Immacolata Concezione

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